Storia del Palazzo di Giustizia di Trieste

Ciò che segue è il frutto di una breve ricerca storica su un monumentale palazzo di Trieste e sull'attività giudiziaria che ne ha accompagnato l'esistenza, in meno di un secolo di alterne vicende essendo stato al centro del lavoro e della vita di migliaia di persone.

L'esigenza della costruzione di un nuovo palazzo di giustizia a Trieste divenne impellente nei primi anni del novecento, quando le sole 200 stanze degli uffici giudiziari allora esistenti tra via Santi Martiri (oggi Duca d'Aosta), via della Sanità (oggi A. Diaz) e l'importante archivio dei Libri Tavolari (custodito nel vecchio palazzo Bordeaux), cominciarono a dimostrarsi troppo esigue per i bisogni di una città emporiale in espansione che aveva toccato i 235.000 abitanti nel 1910.
Il Ministero dei lavori pubblici austriaco dette inizio ai lavori nel 1913, ma l'opera dovette venir sospesa nel 1915 all'inizio della prima guerra mondiale.

A guerra finita, il precedente progetto apparve subito insufficiente ai bisogni e il governatore italiano di Trieste, nel 1919, indisse un nuovo concorso fra tre architetti triestini per il suo rifacimento "con maggior decoro architettonico e su basi stilistiche italiane".
Il concorso fu vinto da Enrico Nordio cui, nel 1921, fu affidato l'incarico di elaborare il progetto esecutivo.
La ricostruzione, per la quale furono preventivati 17 milioni, venne iniziata subito, abbattendo quanto era stato fatto precedentemente, ma due anni dopo dovette essere nuovamente sospesa per ragioni di bilancio e poté riprendere solo nel 1927, anno che vide anche la morte di Enrico Nordio ed il subentro alla direzione dei lavori del figlio Umberto.

Ne derivò un edificio di complessive 324 aule, massiccio ma piacevolmente armonico. L'imponente mole di pietra bianca, ispirata al Rinascimento italiano del '500 ed al classico romano modernizzato, è ingentilita da un semicolonnato ionico sorreggente un attico con statue di insigni giuristi romani.
Per il basamento venne impiegata la pietra del Carso fornita dalle cave di Aurisina; per la monumentale facciata venne impiegata pietra proveniente dalle cave "Arena" di Pola, (la qualità della pietra è la stessa con cui fu costruito l'anfiteatro romano polese). Per i lavori d'estrazione, lavorazione e trasporto della pietra (la sola cava "Arena" forni oltre 2000 mc di materiale con più di 200 viaggi di barche a motore) vennero impiegati oltre 100 operai.
Sull'attico vennero collocate sei statue di giuristi romani, alte 3,2 m, tre delle quali (Domizio Ulpiano, Emilio Papiniano e Triboniano) furono scolpite nella pietra viva da Marcello Mascherini, tre (Salvio Giuliano, Gaio e Paolo Giulio Aulo) da Franco Asco.
I nuovi arredi, che sostituirono i vecchi, taluni risalenti all'epoca di Maria Teresa, furono costruiti nelle officine del Lloyd Triestino e in quelle di altre compagnie di navigazione triestine.
Nel 1929, nonostante il palazzo non fosse stato ancora completato definitivamente (la facciata lo sarà appena nel 1934), si procedette all'inaugurazione ufficiale, che seguì l'anniversario della Marcia su Roma, alla presenza del Guardasigilli, on. Rocco.

Dopo l'8 settembre 1943 e l'inizio dell'occupazione tedesca, il palazzo di giustizia venne completamente requisito per diventare uno dei capisaldi in città della cosiddetta "Kleine Berlin": la zona comprendente piazza Oberdan, la "Deutsche Haus" (l'ex Goethe Institut), le ville Ara e Weiss e l'ex Hotel Regina, dove vennero collocati gli uffici di comando del "Supremo Commissariato per il Litorale Adriatico". Gli uffici giudiziari vennero sfrattati e finirono in via S.Caterina 2 la Corte di Appello, in via Mazzini 25 la Pretura e in via Media 2 la Procura.
L'"Adriatisches Kustenland", un'area geografica comprendente la Venezia Giulia, le province di Udine e Lubiana, la costa Dalmata e le isole dell'Adriatico ed avente come "capitale" Trieste, aveva come scopo principale, oltre a quello di preparare l'incorporazione del territorio nel Grossdeutsches Reich se la guerra fosse finita in favore di Berlino, anche quello di garantire le vie di transito alle unità tedesche e ai loro rifornimenti in direzione dell'Europa sudorientale e dei Balcani.

Tra il 1943 e il 1945 i tedeschi ampliarono la rete di gallerie sotterranee costruite dagli italiani sotto il colle di Scorcola come rifugio antiaereo. Un condotto, oggi ostruito, conduceva al palazzo di giustizia passando sotto la via Fabio Severo e sboccando all'angolo con Foro Ulpiano.
Con l'art.2 dell'Ordinanza N.1, pubblicata con effetto retroattivo sul "Foglio Annunzi Legali" della Prefettura di Trieste, il Supremo Commissario Friedrich Rainer stabilì che "il diritto fino ad allora vigente nelle province" rimaneva "in vigore, in quanto non" fosse "contrario all misure di sicurezza del territorio o venisse dal Supremo Commissario "in particolare modificato."
Dalle 5.00 del mattino del 30 aprile alle 16.00 del 2 maggio 1945, truppe tedesche asserragliate nel Palazzo di giustizia al comando del gen. Kubler, opposero un aspra resistenza ai partigiani italiani del C.N.L., ai reparti del IX Corpus iugoslavo ed alle forze neozelandesi dell'VIII Armata inglese, prima di arrendersi definitivamente al generale B.C.Freyberg e liberare l'edificio che venne immediatamente occupato da partigiani del Comando iugoslavo.

Seguirono 42 giorni di occupazione iugoslava, durante i quali vennero istituiti i Tribunali del Popolo che, come si legge sul "Nostro Avvenire" del 1° giugno, avrebbero dovuto "sostituire i Tribunali e le Preture fino ad allora esistenti" nonchè giudicare "i reati fascisti contro le libertà del popolo e le istituzioni democratiche."
Il precipitare degli eventi permise al Tribunale del Popolo solo due giorni di vera e propria attività (l'11 e 12 giugno) durante i quali, sotto una parvenza di formale legalità, pose sotto istruttoria, centinaia di accusati.

A seguito dell'"Accordo di Belgrado" tra U.S.A, Gran Bretagna, Italia e Iugoslavia, il 12 giugno 1945 si insediò a Trieste il Governo Militare Alleato.
Suddiviso in sezioni, tra cui quella affari giuridici, il G.M.A. riportò gli uffici giudiziari all'interno del Palazzo.
Di tutti i poteri giurisdizionali fu investito, in qualità di Comandante e Governatore Militare, il maresciallo Harold R.L.G. Alexander il quale stabilì che rimanevano in vigore leggi che lo fossero state l'8 settembre 1943, in quanto non modificate con altri proclami o ordini del G.M.A.
Il 12 luglio, un decreto del colonello Alfred C. Bowman, ufficiale superiore degli Affari Civili, ordinò la ripresa dell'amministrazione della giustizia e che "nessun appello" fosse "ammesso davanti a qualsiasi autorità giudiziaria di qualsiasi competenza con sede fuori del territorio del G.M.A." Era chiaro che se l'attività giudiziaria riprendeva con una certa autonomia, essa poteva svolgersi solo sotto il controllo da parte di una autorità straniera.
Il 4 agosto venivano istituite le Corti di Assise straordinarie con il compito di svolgere processi politici, recidendo così l'ultimo legame giuridico con l'Italia.

Con la creazione del Territorio Libero di Trieste, l'1 luglio 1946, Trieste diventava un piccolo territorio internazionale garantito dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nell'attesa di assegnare la città a Roma o Belgrado. La mancata nomina del Governatore che, insieme ad un Consiglio di governo, avrebbe avuto il potere di abrogare o sospendere leggi e regolamenti e quello di nomina e rimozione di magistrati, di fatto lasciò inalterato il controllo alleato precedentemente in vigore, anche se l'influenza dell'Italia era aumentata considerevolmente soprattutto dal punto di vista economico.
Solo con la definitiva restituzione della "Zona A" alla Repubblica Italiana (26 ottobre 1954) si assistette alla normalizzazione ed al ritorno alla procedura in vigore nel resto del Paese.

Si ringrazia l'Archivio Storico delle Edizioni "Italo Svevo" di Trieste per la cortese concessione alla pubblicazione delle foto e tutte le persone che, con i loro ricordi diretti o indiretti o con l'apporto fornito, hanno contribuito alla redazione di questa pagina.